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Henri Matisse

Presentazione
Quest’anno ricorrono i 150 anni dalla nascita del grande pittore francese Henri Matisse. Il mondo dell’arte lo ricorda dedicandogli alcune mostre significative. Il Musée Matisse, museo che lui stesso volle fondare nel 1952 a Le Cateau-Cambrésis, lo celebra con due mostre: “La creatività richiede coraggio (dal 9 marzo al 29 settembre 2019) e “Il meglio dei maestri” (dal 9 novembre 2019 al  9 febbraio 2020). 
Invece a La Casa d'arte di Zurigo, in Svizzera, è possibile visitare dal 30 agosto all’8 dicembre 2019 la mostra dedicata al Matisse scultore. Questa mostra, per la prima volta, vuole mettere in risalto proprio il rapporto tra l’attività di scultore e quella di pittore, veste nella quale Matisse è indubbiamente più conosciuto ed apprezzato, per una conoscenza a tutto tondo del linguaggio e delle fonti ispirative di questo artista. La mostra propone anche opere d’arte africane e fotografie che ritraggono Matisse al lavoro nella sua veste di scultore.
 
In Italia, a Villa Fiorentino, la Fondazione Sorrento allestisce un’importante mostra dal titolo “Il Sipario della Vita”, inaugurata il 14 giugno e visitabile fino al 20 ottobre. Si potranno ammirare più di 110 lavori tra dipinti, disegni, opere grafiche, sculture, complementi di arredo e mobili.
 
In onore di questa importante ricorrenza, e delle mostre sopra ricordate, elenchiamo di seguito una serie di volumi dedicati all’artista Henri Matisse e alla sua opera presenti nella biblioteca della Fondazione Campostrini.
 
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Henri Matisse
Henri Matisse nasce nel 1869 a Le Cateau-Cambrésis, nel nord della Francia.
Studia per diventare avvocato ma abbandona l’idea quando, convalescente per un attacco di appendicite, si avvicina alla pittura. Nel 1891 si sposta a Parigi per studiare arte all’Académie Julian e diventa apprendista del pittore Gustave Moreau.
Durante le estati del 1904 e 1905, complice il soleggiato sud della Francia, Matisse inizia a dipingere con colori brillanti e contrastati. Quello stile viene poi battezzato Fauvismo, dopo che la critica definisce Matisse e altri pittori a lui affini, fauves, cioè belve. Da questo momento in poi, Matisse prosegue lungo un percorso che lui stesso descrive come una “costruzione attraverso il colore”. Durante un viaggio in Marocco nel 1912 e 1913 osserva attentamente la luce, le architetture, le decorazioni delle stoffe: tutti elementi che influenzeranno la sua pittura. A Nizza, dal 1917 al 1930, si concentra sulla rappresentazione di figure femminili, interni domestici e nature morte. Negli anni Trenta e Quaranta si dedica intensamente alla tecnica della stampa, e nell’ultimo decennio della sua vita sperimenta nuove forme di rappresentazione legate all’arte del collage, creando le opere forse più radicali di tutta la sua produzione artistica.
Muore nel 1954, all’età di ottantaquattro anni.
 
Sylvie Forestier, Marie-Thérèse Pulvenis de Séligny
Matisse : genesi : i papier gouachés découpés

Jaca Book, 2012

Matisse - Genesi

Lunga è la preparazione di Matisse per arrivare a quella sintesi assoluta che sono i papiers gouachés découpés, vale a dire i fogli preparati con una intensa pittura ad acquerello e poi ritagliati con la maestria del grandissimo disegnatore. La prima parte del volume a firma di Sylvie Forestier ci mostra lungo tutta la vita dell'artista quei caratteri, tratto, volume, arabesco, figura, maschera, che lo porteranno alla fase finale. La seconda parte, svolta da Marie-Thérèse Pulvenis de Séligny, riguarda la monumentale fioritura dei papiers gouachés découpés. Monumentale non solo per quantità e per dimensioni di vari metri quadrati, ma perché Matisse arriva alla sua "Opera completa", monumentum in senso antropologico: la cappella di Vence. Dalle vetrate ai paramenti, tutto è frutto della preparazione avvenuta con la tecnica straordinaria della carta colorata e ritagliata. 

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Henri Matisse: sulla scena dell'arte

Forte di Bard, 2018

Henri Matisse. Sulla scena dell'arte

La mostra che il Forte di Bard ha dedicato a Henri Matisse si concentra su uno specifico aspetto della sua opera: la teatralità, puntando i riflettori su una sfaccettatura poco nota della produzione di un esponente universalmente riconosciuto dell'arte. La mostra ha il duplice obiettivo di mettere in luce gli aspetti teatrali nell'opera di Matisse e di riunire i lavori dell'artista per il palcoscenico. Il catalogo, arricchito da un saggio introduttivo del curatore Markus Müller, abbraccia l'arco temporale della produzione di Matisse che va dal 1919 al 1953. Le opere, con la loro sovrabbondanza di decorazioni esotiche, ci portano in un mondo immaginario da "Le mille e una notte".

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Marie-Thérèse Pulvenis de Séligny
Matisse. Vence. La cappella del rosario

Jaca Book, 2013

Matisse. Vence. La cappella del rosario

La cappella del Rosario presso il convento delle suore domenicane di Vence, nel Sud della Francia, è un'opera "totale" di un grande maestro del XX secolo: Henri Matisse. Così lui la definiva "la mia opera", e ad essa lavorò nell'ultimo decennio della sua vita. Nel 1941 Matisse, convalescente a Nizza, suo luogo di elezione per la luce mediterranea, è curato da una giovane infermiera che, a guarigione avvenuta, decide di farsi suora. Ma tra i due è scattata un'intesa spirituale. Lei stessa, ammalata, tornerà a riparsi in un convento domenicano a Vence dove si incontrerà nuovamente con Matisse. Il convento necessita di una cappella. L'ordine domenicano, nell'immediato dopoguerra, è all'avanguardia nel costruire chiese e nel commissionare vetrate e arredi liturgici affidandosi ai maggiori artisti contemporanei. Matisse ha carta bianca, fa tutto: un'architettura di luce semplice e razionale con vetrate che vestono di colore la cappella. L'ambiente è decorato con grandi pannelli di mattonelle in ceramica bianca disegnate con un largo tratto di pennello nero. Una stupenda Madonna con Bambino, una superba Via Crucis e un gran San Domenico. Tutto è luce, tutto è colore e spirito. Siamo di fronte a un capolavoro assoluto dell'arte contemporanea e dell'arte sacra ad un tempo. Per la prima volta una équipe fotografica ha avuto a disposizione la cappella per un giorno e una notte: gli scatti, le inquadrature e il montaggio sono assolutamente inediti.

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"Una chiesa piena di allegria - uno spazio che renda felice la gente [...]

Saranno forme di colore puro, molto brillanti.
Nessuna figura, solo il profilo delle forme."

H. Matisse
 
Maurizio Cecchetti (a cura di) 
Il settimo movimento: conversazioni con Henri Matisse
 
Medusa, 2014

Il settimo movimento. Conversazioni con Henri Matisse

Il fil-rouge di queste conversazioni di Matisse con critici, letterati e religiosi, è il tema della danza. Dal 1909, quando dipinse il quadro oggi al MoMa di New York, che ha come pendant la tela della Musica dell'Ermitage, Matisse non ha mai sospeso la sua riflessione sulla danza, la musica e la ricerca - fino agli ultimi papiers découpés - del segno che fa danzare lo spirito dello spettatore. Il quadro di New York inscena un girotondo di cinque figure femminili e si regge su tre colori densi e profondi: blu per il cielo, rosa per i corpi delle danzatrici, verde per la terra. È una immagine dell'Eden, si chiedeva Pierre Reverdy, cogliendo in questo quadro tutta la "felicità" di Matisse, la joie de vivre? L'artista era convinto che la pittura dovesse dare serenità allo spettatore gravato dalle tante fatiche di vivere. Ma, come nota Maurizio Cecchetti nell'introduzione, questo balsamo della pittura leniva anzitutto il sentimento tragico che Matisse aveva della bruttezza che l'uomo del XX secolo ha portato nel mondo: orrori e morte che hanno sconciato quell'armonia che lega tra loro gli esseri viventi nella Creazione.
 
Claudia Beltramo
Matisse. La seduzione di Michelangelo

Giunti Editore, 2011

Matisse. La seduzione di Michelangelo

Il volume è il catalogo della mostra di Brescia (Museo di Santa Giulia, 11 febbraio - 12 giugno 2011). Attraverso 180 opere - dipinti, sculture, disegni, incisioni, "gouaches découpées" - che coprono l'intera vicenda artistica di Matisse, l'esposizione analizza la relazione fra scultura e pittura nell'arte del grande artista a partire dallo studio intenso e continuativo che egli compie, dal 1906 alla fine degli anni '30, dell'opera di Michelangelo. Con un affascinante confronto tra due delle opere più importanti di Matisse, provenienti dalla National Gallery di Washington, e un disegno originale di Michelangelo.

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Henri Matisse
Come ho realizzato i miei libri

Henry Beyle, 2016

Come ho realizzato i miei libri

Laura Frausin Guarino sceglie di tradurre con «realizzato» il Comment j’ai fait mes livres dell’originale, in questo Come ho realizzato i miei libri. Ma sarebbe proprio “fare” il verbo giusto: Matisse lo dimostra con una consapevolezza notevole della “macchina” del libro, ha il colpo d’occhio del tipografo (oltre a quello dell’artista), sa come lo specchio di stampa e la nettezza delle linee delle incisioni interagiscono... Matisse non è un artista che “illustra” un libro; è una sorta di editore-tipografo-artista, book designer e grafico e co-autore che valuta tutti gli aspetti, formali e contenutistici, del volume.
 
Marta Chirico
Matisse nei musei italiani. Principi estetici, inluenze, collezioni

Cartman, 2014

Matisse nei musei italiani. Principi estetici, inflenze, collezioni

Questo saggio intende proporre un percorso storico e artistico di valorizzazione della produzione artistica di Henri Matisse conservata nei musei italiani, caratterizzata da una sorprendente combinazione di forme, di colori e di luci, oltre che da una profonda passione per la vita. Partendo da una panoramica generale sulla personalità artistica del maestro francese e sul suo contesto storico-culturale, l'autrice esamina la raccolta di pensieri e di interviste dell'artista, gli Écrits et propos sur l'art, curata dal critico d'arte Dominique Fourcade e, successivamente, sofferma il proprio sguardo sulle problematiche del fenomeno nazionale e internazionale del collezionismo matissiano. Il libro si conclude con un capitolo di carattere più specialistico che costituisce il fulcro vero e proprio dell'intero lavoro, proponendo un accurato approfondimento sui capolavori matissiani di proprietà dei musei italiani. Oltre a valorizzare ogni opera con un'opportuna presentazione tecnica, estetica e semantica, l'autrice promuove anche il ruolo svolto dalle istituzioni culturali italiane nell'ambito della conservazione e della promozione del patrimonio artistico nazionale.

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Alastair Sooke
Henri Matisse. Una seconda vita

Electa, 2014

Henri Matisse. Una seconda vita

Un mattino di gennaio del 1941, pochi giorni dopo il suo settantunesimo compleanno, Henri Matisse giace in un letto di ospedale e si prepara a morire. La diagnosi - un tumore - non sembra lasciargli scampo. Operato due volte, Matisse sopravvive e, anzi, dà inizio a una nuova, straordinaria stagione artistica, determinata proprio dalla sua malattia. Debilitato, passa molto tempo a letto o sulla sedia a rotelle, e non riesce più a dipingere. Si ingegna allora per "disegnare con le forbici", ritagliando in grandi fogli colorati a tempera delle sagome che poi assembla a collage. Nasce così la tecnica del papier découpé, con cui Matisse realizza le straordinarie opere degli ultimi anni: Jazz, pubblicato nel 1947, considerato il più bel libro d'artista del Novecento. Ma anche Ballerina creola, La tristezza del re e la portentosa serie dei Nudi blu. Con questo racconto Alastair Sooke ci regala uno spaccato della "seconda vita" di Matisse - come egli stesso ha definito i quattordici anni che l'esistenza gli ha regalato del tutto inaspettatamente che si intreccia tra Nizza, i luoghi esotici del suo immaginario e Vence, dove l'artista crea l'ultimo capolavoro, la Cappella del Rosario.

Serge Guilbaut (a cura di)
Henri Matisse: l'intervista perduta 

Skira, 2015

Henri Matisse: l'intervista perduta

Nel 1941, a 72 anni, convalescente dopo una complessa operazione chirurgica, Henri Matisse rilasciò una lunga intervista al critico Pierre Courthion. Numerosi e appassionanti gli argomenti trattati dal maestro: i suoi primi anni a Parigi come allievo di Gustave Moreau; i suoi rapporti con Renoir, Cézanne e Pissarro; le sue collaborazioni con Diaghilev e i Balletti russi; i viaggi; le riflessioni sulla sua opera e sul suo modo di concepire e vivere l'arte. Tuttavia, davanti alle bozze che Courthion e l'editore Albert Skira infine gli sottoposero, Matisse ritirò il suo consenso alla pubblicazione, giudicando i contenuti troppo privati; l'intervista andò così smarrita per oltre settant'anni. Grazie agli eredi Matisse e al J.P. Getty Trust, viene oggi pubblicata per la prima volta in traduzione italiana presso lo stesso editore che l'aveva commissionata: una sorta di testamento spirituale di Matisse, una confessione informale nella quale il grande artista racconta in prima persona la sua idea di pittura, la sua estetica del colore, le tappe del suo itinerario nell'arte.


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Henri Matisse
Scritti e pensieri sull'arte

Abscondita, 2003

Scritti e pensieri sull'arte

"Ogni arte degna di questo nome è religiosa. Ecco una creazione fatta di linee, di colori: se questa creazione non è religiosa, non esiste. Se questa creazione non è religiosa, si tratta soltanto di arte documentaria, arte aneddotica... che non è più arte. Che non ha niente a che fare con l'arte. Arriva in un certo periodo della civiltà, per spiegare e mostrare alla gente senza educazione artistica cose che potrebbero notare senza che ci fosse il bisogno di dirgliele. Gli spettatori sono pigri di spirito. Bisogna metter loro sotto gli occhi un'immagine che lasci dei ricordi e li trascini anche un po' di più in là... Ma quella è un'arte di cui adesso non abbiamo più bisogno. Quel tipo d'arte è sorpassato. Voglio che i visitatori della cappella di Vence provino un sollievo spirituale. Che, anche senza essere credenti, si trovino in un ambiente dove lo spirito s'innalza, il pensiero s'illumina, il sentimento stesso si fa più leggero. Un quadro che non generasse quel sentimento, non esisterebbe. Un quadro di Rembrandt, del Beato Angelico, un quadro di un buon artista, suscita sempre questa specie di sentimento d'evasione e di elevazione spirituale. Non è perché il quadro è un quadro da cavalletto che può sfuggire a questa necessità. Un quadro da cavalletto, cos'è poi un 'quadro da cavalletto'? È una pittura che si tiene in mano, se volete. Ma questa pittura deve trascinare lo spirito dello spettatore molto più in là del quadro. Io non concepisco una pittura sprovvista di questa qualità."

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Realizzato e pubblicato dalla Fondazione Centro Studi Campostrini, giugno 2019.