Le fiabe di Hans Christian Andersen costituiscono un corpus narrativo che non ha uguali per forza e ampiezza di diffusione nell'ambito delle culture occidentali. Composte e pubblicate fra il 1835 e il 1874, esse scaturiscono in gran parte dalla fantasia originale dell'autore e solo in minima parte dalla materia popolare cui pure, almeno inizialmente, egli dichiarò di ispirarsi. Il fatto è che Andersen non si limita a ripercorrere e reinterpretare il filo della grande tradizione favolistica europea, inaugurata da Basile, fissata da Perrault e ulteriormente strutturata da Hoffmann. Dotato di un'inquieta tensione romantica e di un'autentica consapevolezza borghese, Andersen cambia radicalmente la prospettiva della fiaba. Prima di lui maghi, streghe, gnomi, draghi, fate e orchi erano figure dotate di poteri speciali, dalla sapienza impenetrabile, misteriosa, ignota al lettore. Andersen, al contrario, opera una sorta di umanizzazione di animali e cose e spesso s'immerge egli stesso volta in volta un abete, un salvadanaio, una lumaca, una teiera. Introduzione di Vincenzo Cerami.
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Tutte le fiabbe
Fratelli Grimm
Pubblicate per la prima volta nel 1812, le fiabe dei fratelli Grimm sono tra i testi più tradotti, ristampati, diffusi e conosciuti della letteratura mondiale. I due studiosi intendevano, trascrivendo storie e leggende tradizionali, costruire una base culturale che aiutasse la fondazione di un'identità comune dei popoli di lingua tedesca. Nel materiale da loro raccolto prevalgono racconti ambientati in luoghi spaventosi dove si svolgono fatti di sangue, i protagonisti sono minacciati da streghe, belve, spiriti, tutti elementi tipici del folklore germanico. Quindi, all'inizio, l'opera non era destinata ai bambini. Furono poi le traduzioni inglesi del 1857 a emendare le fiabe degli elementi più lugubri e drammatici e a dar loro la forma con cui sono giunte fino a noi. Lo straordinario successo e la vastissima divulgazione della raccolta dei Grimm si devono forse alla atemporalità di quanto viene narrato, alla proposizione di una dimensione trasfigurata dove i pericoli più spaventosi vengono superati, il male punito, la virtù ricompensata: temi che corrispondono alla forte esigenza di giustizia ideale presente nell'animo infantile.
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Il racconto dei racconti ovvero Il trattenimento dei piccoli
Il racconto dei racconti ovvero Il trattenimento dei piccoli
Giambattista Basile
Pochi italiani sanno che alcune delle più belle fiabe del mondo, da "Cenerentola" al "Gatto con gli stivali", un po' prima di finire dentro i libri di Perrault e di Grimm, dove tutti lo scoprimmo da bambini, erano giunte all'orecchio del napoletano Basile (1575-1632), che all'inizio del Seicento le acciuffò e inguainò nella sua lingua, infilandole in quel "Cunto de li cunti" che fu definito da Croce "il più bel libro italiano barocco". Ancora oggi, infatti, per la maggior parte degli italiani, questo libro straordinario, insieme regale e cencioso, gentile e brutale, fastoso e plebeo, resta un capolavoro sconosciuto.
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La bella dai capelli d'oro e altre fiabe
Marie-Catherine Aulnoy
«Se un infelice, per caso, ti chiede di essere aiutato, generosamente ad aiutarlo pensa, prima o poi bell'azione trova ricompensa». Nate per il divertimento della corte, le meravigliose fiabe di Madame d'Aulnoy, trasportano il lettore in un mondo fatato popolato da re e regine, principini, chiavi d'oro e bacchette magiche.
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Opere
Opere
Carlo Collodi
L'editoria italiana, a differenza di quella straniera, si rifiuta di offrire le "Opere" degli autori medi o piccoli, quelli cioè fuori dal canone scolastico. Poiché non si configurano come 'best seller', tanto vale non perderci soldi ed energie: anche se poi si tratterebbe quasi sempre di 'long seller' rispondenti alle esigenze di un pubblico non piccolo e consolidato. Perfino per gli scrittori contemporanei, che pure godono di migliore vendibilità, non ci si spreca; se si escludono gli onnipresenti Montale e Gadda, si ha troppo spesso a che fare con raccolte poco generose. Anche del non opulento Fenoglio, di valore non inferiore a qualsivoglia autore mitizzato o ri-ri-lanciato, anche di lui esiste una raccolta che si proclama edizione completa e non lo è.
Detto questo è innegabile l'utilità di poter usufruire di raccolte di opere, comunque esse siano. Nella valorosa collana dei "Meridiani" di Mondadori è offerto un nuovo De Amicis, autore notissimo almeno di nome e per lo più sottostimato, sul quale si è vista una rinascita critica e testuale in tempi recenti. Finalmente ci è dato consultare un apparato bibliografico, a cura di Giusi Baldissone, il che è una vera conquista; finora per un autore popolare edito nelle forme più diverse non era facile orientarsi e bisognava affidarsi a ricerche personali. Qui le opere deamicisiane, elencate nelle varie edizioni e riedizioni (con aggiunte le traduzioni francesi), si propongono come un punto di partenza sicuro per ogni studioso; pur fra qualche sovrabbondanza, ingenuità o omissione nella sezione sulla critica, nel complesso le centocinquanta pagine che chiudono il volume, fra note e bibliografie varie, sono una prima sedimentazione e un avvio alla conoscenza, di cui si sentiva proprio il bisogno.
I racconti delle fate
Charles Perrault
Sono raccolte in questo volume le più belle fiabe composte da scrittori e scrittrici francesi del Seicento e del Settecento. Negli ultimi anni del regno di Luigi XIV cominciò a dilagare una vera e propria moda "delle fate" che stimolò molti intellettuali alla rielaborazione, nel nuovo genere letterario della Fiaba o Racconto delle Fate, delle più significative narrazioni provenienti dalla tradizione popolare. In quegli anni il "fatismo" divenne una vera mania: dame e cavalieri, ma soprattutto dame, gareggiavano a chi più brillantemente avrebbe sbrigliato la fantasia e più tardi, quando, con la presenza di Madame de Maintenon e dei suoi costumi severi, il gran galoppo delle fiabe si fu calmato, anche allora e per molti anni in Francia si continuò a favoleggiare. Naturalmente, il compito di aprire la sfilata spetta di diritto a Charles Perrault, iniziatore del genere e di gran lunga superiore ai suoi continuatori. Nato a Parigi nel 1628, pubblicò nel 1697 uno smilzo libretto di fiabe che gli assicurò l'immortalità. Dai racconti suoi e degli altri protagonisti di questa magica stagione letteraria hanno tratto ispirazione artisti diversi anche in epoca moderna, da Gustave Doré a Walt Disney, da Maurice Ravel a Jean Cocteau, che hanno continuato a raccontarci, con i più diversi mezzi espressivi, le fantastiche avventure del Gatto con gli stivali, della Bella e la Bestia, di Cappuccetto Rosso, di Barbablù, di Pollicino: indimenticabili e immortali. Introduzione di Emanuele Trevi. Con 12 illustrazioni di Gustave Doré.
Fiabe italiane
Italo Calvino
"lo credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d'un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, tutto." (L'autore). Introduzione dell'autore e con un saggio di Cesare Segre.
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Realizzato e pubblicato dalla Fondazione Centro Studi Campostrini, dicembre 2019.