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Presentazione
Cent'anni fa, precisamente il 3 giugno 1924, moriva Franz Kafka, uno dei più grandi scrittori del Novecento. Per commemorare tale ricorrenza abbiamo deciso di dedicare a lui questa nostra selezione, che si muove tra i libri di Kafka presenti nella Biblioteca Campostrini. 
Il percorso inizia con due biografie: quella monumentale di Reiner Stach, recentemente tradotta in italiano; e quella classica di Pietro Citati. Per chi non se la sentisse di affrontare i tre volumi della biografia di Stach è presente nella nostra libreria, sempre di Stach, il libro dal titolo Questo è Kafka? che compendia i tre grossi volumi in un agile volumetto. Alle sezione dedicata alle biografie fa seguito quella dedicata alle lettere, che ci consentono di entrare direttamente nell'intimità del suo pensiero. Si passa poi ai racconti e ai romanzi, proposti nella bella edizione dei Meridiani Mondadori. Una tappa obbligatoria è il volume dei disegni di Kafka, che svelano un altro lato del volto artistico del famoso scrittore praghese. Chiude il percorso una selezione dei migliori saggi critici sull'opera di Kafka, indispensabile aiuto per affrontare i racconti, i romanzi e gli scritti (lettere, diari, aforismi) dello scrittore che, insieme a Musil e Proust (e pochi altri) ha rivoluzionato la letteratura del Novecento.
Buona lettura e buona estate!
BIOGRAFIE

Kafka. I primi anni

di Reiner Stach


In questo primo volume Reiner Stach ci accompagna negli anni che vanno dal 1883 al 1911, il periodo della formazione, facendoci attraversare con i suoi occhi, le sue orecchie e le sue emozioni una società sull’orlo di una guerra mondiale, in cui ogni cosa sembrava possibile e in cui tutto, per quel ragazzo che diventava adulto, brillava di speranza e terrore.
Reiner Stach Kafka. I primi anni «Il 3 luglio 1883 è un giorno d’estate limpido e piacevole, il vento soffia debole negli stretti vicoli della Città Vecchia di Praga, dove già verso mezzogiorno la temperatura sale a 30 gradi.» Quel martedì di inizio estate è una giornata particolare: al numero 9 della Niklasgasse nasce Franz Kafka. A differenza di quello che avrebbero voluto per lui i suoi genitori, non verrà ricordato per essere stato un facoltoso commerciante di stoffe, ma il suo destino sarà ben più grande. Attingendo a numerose fonti inedite, tra cui lettere di famiglia, ricordi di compagni di scuola e i primi diari dell’amico Max Brod, Reiner Stach racconta con cura e dedizione la vita dell’autore della Metamorfosi. Un ritratto del mondo interiore ed esteriore di uno scrittore che ancora non sa di esserlo, in cui le severe frasi rivoltegli dal padre riecheggiano in una capitale in fermento, attraversata da spinte progressiste come da antisemitismo e nazionalismo; in cui la dura educazione borghese ricevuta dalla famiglia si ribalta nelle vergognose serate trascorse nei bordelli praghesi; in cui gli schermi dei cinema nei quali si reca ogni volta che ne ha l’occasione riempiono il suo sguardo di visioni che nutriranno i suoi primi racconti.

Kafka. Gli anni delle decisioni

di Reiner Stach

«Mercoledì 18 maggio 1910. Un corpo celeste si avvicina alla Terra. Già da mesi i giornali parlano di una possibile collisione, con gigantesche esplosioni, piogge di fuoco, diluvi, fine del mondo.» A osservare il passaggio della cometa di Halley c’è anche Franz Kafka, riunitosi con degli amici per l’occasione. In quel momento ha pubblicato un totale di circa quindici pagine, che lasciano presagire ai pochi che le hanno lette un futuro di gloria. Il presente però è tutt’altro che glorioso. Il negozio di famiglia non gli interessa, il lavoro d’ufficio è meccanico e insoddisfacente. Le circostanze esterne della vita gli appaiono solo come incidenti di percorso che lo allontanano dal suo unico scopo: scrivere. Anche di questa eterna lotta tra dovere e destino tratta il secondo volume della monumentale biografia di Franz Kafka. Quelli dal 1910 al 1915 sono anni di timide consapevolezze letterarie, di capolavori iniziati e mai portati a termine, di primi lampi di un successo di cui non gusterà mai i frutti. Di una storia d’amore straziante, incompiuta quanto le sue opere, e come queste consumatasi sulla carta; in questo caso quella delle innumerevoli lettere che Kafka e Felice Bauer si sono inviati vicendevolmente per così tanto tempo. Anni in cui si definisce il rapporto con la famiglia, l’ebraismo e la salute del corpo, in cui prende forma l’uomo Kafka, ma anche lo scrittore. Quella che Reiner Stach riesce ad aprire per noi, ricorrendo a fonti e documenti inediti, è una finestra sulla vita interiore di Kafka negli anni della sua maturità: un panorama a volte angusto come i vicoli di Praga, a volte sconfinato come l’immaginazione che nutre le sue opere; in cui la luce del genio proietta sempre l’ombra del fallimento.

Kafka. I primi anni

di Reiner Stach

«Il centro dell’Europa è una regione boscosa, non particolarmente favorita dal clima, lontana dagli oceani, priva di significative ricchezze minerarie o naturali di altro tipo: un centro povero e vuoto.» Qui, negli anni della Prima guerra mondiale, convivono due realtà opposte: da un lato ci sono le trincee, piene dei cadaveri dei soldati; dall'altro ci sono le città, dove i più fortunati, come l'impiegato Franz Kafka, sono riusciti a evitare il fronte, e delle trincee possono osservare solo le riproduzioni propagandistiche esposte nelle piazze. Cammina per una Praga spopolata, Kafka. Ristagna in lui l’amarezza per un fidanzamento fallito e per una carriera insoddisfacente, ma sopravvive la speranza di tempi migliori – a Berlino o altrove –, dedicati a tempo pieno alla letteratura. Tuttavia, nell’agosto del 1917, si sveglia nel pieno della notte sputando sangue. È tubercolosi, una condanna a morte. Quelli qui raccontati, dal 1915 al 1924, sono dunque anni di sofferenza – le continue cure in sanatorio, le ristrettezze economiche, l’ombra dei futuri orrori del nazismo – e di consapevolezza: della fine che incombe, ma anche della propria identità e caratura di scrittore. Anni in cui c'è spazio anche per un nuovo amore, più maturo ma anche velato di tristezza, con lo spettro della fine sempre sullo sfondo; e che trova la sua conclusione il 3 giugno 1924, il giorno in cui Kafka muore. Anche in quest’ultimo volume della sua biografia, Reiner Stach, ricorrendo a materiali in gran parte inediti, ci conduce nei meandri dell’universo kafkiano. Un racconto che segue i passi dell’ultima fase della vita di Kafka con precisione millimetrica, quasi scientifica, ma in cui è inevitabile finire risucchiati dalle emozioni; fino a identificarci con lui, mentre osserviamo, come fosse davanti a noi, l'Europa cadere a pezzi.

Questo è Kafka?

di Reiner Stach

Reiner Stach ci mostra un Kafka poco conosciuto: frequentatore di casinò e bordelli, o di un collezionista di foto osé, o in ufficio in preda al "fou rire" di fronte al sussiegoso superiore, o fra gli appassionati di nuoto e d'aeroplani, o seduto in giostra in mezzo a ragazzine vocianti, ma anche abile falsificatore della firma altrui.

Charlottenburg, 10/4.17. Egregio Signore, Lei mi ha reso infelice. Ho acquistato la Sua Metamorfosi e ne ho fatto dono a mia cugina. Ma lei non riesce a spiegarsi la storia. Mia cugina l'ha data a sua madre, nemmeno lei è in grado di spiegarla. La madre ha dato il libro all'altra mia cugina e neppure lei sa fornire una spiegazione. Ora si sono rivolte a me. Dovrei essere io a spiegare loro la storia, essendo il laureato della famiglia. Ma io non trovo risposte. Signore! Ho affrontato per mesi, in trincea, i russi senza batter ciglio. Ma non potrei mai sopportare l'idea che la mia reputazione presso le cugine vada in malora. Solo Lei può aiutarmi. Deve farlo; perché Lei mi ha cacciato nei guai. Mi dica, dunque, per favore, quale costrutto mia cugina debba ricavare dalla Metamorfosi. Con la più alta stima sono il Suo devotissimo dott. Siegfried Wolff

Nel corso del lavoro per la sua monumentale biografia di Kafka, Reiner Stach ha isolato novantanove "reperti" che corrispondono ad altrettanti momenti ed episodi, testimoniati dallo scrittore stesso o da suoi amici e contemporanei. Tale mosaico ci mostra un Kafka poco conosciuto: frequentatore di casinò e bordelli, o di un collezionista di foto osé, o in ufficio in preda al "fou rire" di fronte al sussiegoso superiore, o fra gli appassionati di nuoto e d'aeroplani, o seduto in giostra in mezzo a ragazzine vocianti, ma anche abile falsificatore della firma altrui - si tratti di Thomas Mann o di una sedicenne vagheggiata a Weimar... Fra le sorprese che ci riserva il libro vi è la prima Lettera al padre, rivolta ancora ai "Cari genitori", e la piantina dell'appartamento in cui Gregor Samsa si risveglia trasformato in un insetto. Se esilarante è la pubblica lettura della Colonia penale in una galleria di Monaco, dove gli astanti cadono in deliquio o fuggono, incapaci di reggere quell'"odore di sangue", mentre Kafka prosegue imperterrito, commovente è la storia delle lettere che lo scrittore attribuisce a una bambola persa in un parco di Berlino, per consolare una bambina in lacrime. Lettere perdute per sempre. Conservato è invece l'appello a Kafka di un infelice messo alle strette dalla cugina che non comprende il senso della Metamorfosi.

Kafka

di Pietro Citati

«Il libro di Citati è “impuro”; esattamente. Assomiglia a un diario privato che abbia per tema Kafka; ha l’erratica densità di un epistolario, un vasto taccuino, uno zibaldone su un unico tema; ma contemporaneamente è un libro costruito con estrema attenzione, come si costruisce un romanzo, una autobiografia, non una biografia, perché malgrado le citazioni e i riferimenti fattuali, il libro di Citati non è una biografia. Ma, allora, che cosa è? È letteratura» (Giorgio Manganelli). «Il metodo di Citati è singolare e complesso: ha letto tutti i libri di Kafka e probabilmente tutto quanto è stato scritto su di lui, e ha dato vita a un libro che non è una biografia quanto piuttosto una meditazione, quasi la vita di un santo... Con eleganza ma irresistibilmente Citati ci accompagna sin nelle profondità di un’anima... Gran parte del piacere che proviamo leggendo Kafka sta nella scrittura. Citati è uno stilista meraviglioso» (John Banville)
OPERE

Il castello. Con passi inediti

di Franz Kafka


Il Castello, uno dei capolavori di Kafka, è un romanzo incompiuto. Questa edizione fa rivivere l’opera, integrando i passi cancellati che portano a nuove strade e nuove prospettive di lettura. In molte parti, infatti, la narrazione s’inverte. L’agrimensore K protagonista e narratore, diventa un personaggio tra gli altri e il punto di vista prevalente diventa quello degli abitanti del borgo. Questo libro racchiude una preziosa panoramica su tutti i percorsi possibili nella rilettura e interpretazione di questo grande romanzo. L’enigma kafkiano si schiude a tutte le possibili dimensioni di un capolavoro che incarna la crisi della coscienza europea. Riuscendo a mettere insieme l’attenzione dell’edizione critica e la passione della lettrice, Barbara Di Noi offre un intrigante lavoro che si apre a nuove strade di ricerca, o semplicemente a nuove intuizioni di un’anima allo specchio.

Nella colonia penale e altri racconti

di Franz Kafka


Nello scenario di una remota colonia penale, un illustre straniero - il Viaggiatore - viene condotto al cospetto di un macchinario all'apparenza singolare. Ancor più singolare è la sua funzione, che gli viene minuziosamente spiegata dall'Ufficiale incaricato di metterla in azione. L'apparecchio è il non plus ultra del concetto di giustizia, poiché attraverso un processo di scrittura è in grado di emettere una sentenza, a detta dell'esecutore, che più equa non si può: viene incisa sulla pelle del reo. A completare il quadro della situazione, il Soldato che tiene d'occhio l'ignaro Condannato, il quale assiste alla scena senza poter comprendere a cosa, a breve, andrà incontro. Un racconto che incarna l'essenza dell'immaginario kafkiano, carico di simbolismi e di richiami al complesso rapporto tra l'autore e la sua passione per la scrittura. Nella colonia penale in questione, la colpa e l'espiazione sfumano in una nube che intossica le credenze più radicate del Viaggiatore, nonché del lettore, in una spirale che lascia intravedere assurdità e turpitudini dell'animo umano.

Racconti

di Franz Kafka

L'intera opera di Kafka, scrittore praghese di straordinaria forza simbolica, acuto indagatore dei motivi della colpa e della condanna, che ha saputo mediare la cultura occidentale a sfondo razionalistico e gli impulsi mistici dell'ebraismo, è racchiusa in cinque volumi. Il volume dei Racconti include la produzione kafkiana da Descrizione di una battaglia a Un digiunatore e si avvale della prestigiosa curatela di Ervino Pocar.

Romanzi

di Franz Kafka

L'intera opera di Kafka, scrittore praghese di straordinaria forza simbolica, acuto indagatore dei motivi della colpa e della condanna, che ha saputo mediare la cultura occidentale a sfondo razionalistico e gli impulsi mistici dell'ebraismo, è racchiusa in cinque volumi. Il volume dei Romanzi contiene le opere AmericaIl processo e il Castello, con alcuni capito incompiuti in appendice.
 

I disegni di Kafka

Com’è noto, poco prima della morte, Kafka chiese all’amico Max Brod di distruggere tutti i suoi «scarabocchi». Alludeva non solo agli scritti, ma anche a quei disegni che, dando pro­va di autentico talento, aveva tracciato nel cor­so degli anni su fogli sparsi, pagine di diario e un intero quaderno. Max Brod non distrusse né gli uni né gli altri – e mai disobbedienza fu più provvidenziale. Rese tuttavia pubblico solo un numero ristretto di disegni: i restanti, la mag­gior parte, sono rimasti occultati per decenni in una cassetta di sicurezza, prima a Tel Aviv e poi a Zurigo. E solo quando, di recente, sono tornati alla luce, si è svelato pienamente il vol­to artistico di Kafka. Un volto che ora potremo conoscere grazie a questo libro, in cui è ripro­dotto – sul supporto originale, e quasi sempre a grandezza naturale – l’intero corpus dei dise­gni che si sono conservati. Pagina dopo pagi­na, incontreremo esili silhouette nere di omini curvilinei che ora camminano frettolosi, ora s’inerpicano chissà dove, ora sembrano danza­re; figure angolose, dal volto appena accenna­to, talvolta comico; e ancora: esseri ibridi, spesso rappresentati con pochi tratti magistrali, imma­gini evanescenti, come in affannoso movimen­to, enigmatiche apparizioni. Ravviseremo così un artista imparentato con lo scrittore, ma che percorre un’autonoma strada parallela – una strada per Kafka non meno vitale, se a Felice Bauer poteva scrivere: «Una volta ero un gran­de disegnatore ... a quel tempo, ormai anni fa, quei disegni mi hanno appagato più di qual­siasi altra cosa». I disegni di Kafka, apparso in Germania nel 2021, è accompagnato in questa edizione italiana da una Nota di Roberto Calasso.
Lettere

Lettere a Milena

di Franz Kafka

«Un fuoco vivo come non ne ho mai visti»: così è per Franz Kafka la giovane traduttrice ceca Milena Jesenská Pollak, conosciuta a Praga. A lei Kafka comincia a scrivere nell'aprile del 1920, sul balcone della pensione Ottoburg di Merano, dove si era recato per un soggiorno di cura. Amici e amiche così descrivono Milena: «Fu prodiga di tutto in misura incredibile: della vita, del denaro, dei sentimenti. Non considerava vergogna avere sentimenti profondi. L'amore era per lei un che di chiaro, di ovvio». Prima di lei ci furono altre donne nella vita di Kafka, ma nessun'altra riuscì a scandagliare così in profondità l'animo di un uomo costretto all'ascesi non per vocazione o come scelta di un atto eroico, ma per l'incapacità di scendere a compromessi. "Le Lettere a Milena" sono la cronistoria di un amore complesso, profondo e che già prima di iniziare sembrava destinato a finire.

Lettera al padre

di Franz Kafka

Mai come nella "Lettera al padre", scritta nel novembre del 1919, affidata alla madre senza tuttavia giungere al destinatario, Kafka ci ha dato un ritratto così lucido di sé. E molti dei motivi che vengono toccati in questa confessione anche spietata - primo fra tutti quello di "un immenso senso di colpa" - non possono che ricordare i suoi personaggi più famosi. Quello che qui viene messo in scena è un vero e proprio conflitto. Figura che incarna un'autorità assoluta, che "ha l'aspetto enigmatico dei tiranni, la cui legge si fonda sulla loro persona, non sul pensiero", agli occhi di Kafka il padre appare come il tipico rappresentante di un mondo da cui egli invece si sente escluso: pratico, utilitaristico, ben lontano dalle sue aspirazioni. Così, in pagine di forte impatto emotivo, Kafka svela la sua natura di "figlio diseredato" e proscritto, non compreso nella vocazione di scrittore, inquieto e in cerca di conferme quanto il suo avversario ostenta sicurezza. Nel saggio posto in appendice Georges Bataille indaga in modo provocatorio sui momenti di questa contesa. L'esperienza di Kafka diventa anche occasione per interrogarsi sul senso ultimo della letteratura. Forse nessun altro scrittore ha saputo mostrare come quel senso sia tutt'uno con la vita stessa.

Un altro scrivere. Lettere 1904-1924

di Franz Kafka

In un fitto intreccio di confidenze, aneddoti, riflessioni, Kafka condivide con Brod ogni aspetto della sua esistenza, dalla composizione dei romanzi fino alle sue tormentate storie d’amore. Nelle reciproche incomprensioni, nelle differenze del modo di guardare alla vita e alla scrittura, la disparità fra i due autori affiora di continuo, tanto che davvero potrebbe sembrare, come osservò una volta Walter Benjamin, che Kafka abbia voluto porre con questa amicizia un punto di domanda accanto alla sua vita.


Franz Kafka e Max Brod si conobbero, non ancora ventenni, nel 1902. Da quel primo incontro nacque un’amicizia che durò fino alla morte di Kafka nel 1924. Fu un rapporto asimmetrico: da un lato un intellettuale – Brod – che andava riscuotendo un crescente successo fino ad apparire agli occhi dei suoi contemporanei una figura di prima grandezza nella cultura praghese di lingua tedesca, dall’altro uno scrittore che viveva con un misto di vergogna e orgogliosa consapevolezza il proprio straordinario talento («Io sono incomprensibile a Max» ha scritto Kafka, «e lì dove gli risulto comprensibile, si sbaglia»). Fu, malgrado questo, un rapporto decisivo per la vita e l’esistenza postuma di entrambi. Senza Kafka, il nome di Brod sarebbe oggi noto solo a pochi specialisti. Senza Brod, l’opera di Kafka ci sarebbe giunta dimezzata: fu infatti lui a tradire, con provvida infedeltà, le volontà testamentarie dell’amico, che gli aveva chiesto di distruggere tutte le sue carte. Le lettere qui raccolte insieme per la prima volta non soltanto documentano con insolita vivezza questa amicizia, ma forniscono anche una chiave preziosa per l’opera e per la biografia di uno dei massimi scrittori del xx secolo. La vita di Kafka non ci appare qui, secondo uno stereotipo che lo stesso Brod ha contribuito a diffondere, come quella di un santo, ma sotto il segno dell’ironia e della leggerezza.
Critica

Metamorfosi dell'indistruttibile. La dimensione del sacro nell'opera di Franz Kafka

di Ivano Tonelli

Il volume si occupa dell'analisi della complessa meditazione poetica del celebre scrittore praghese Franz Kafka, considerato uno dei più grandi e profondi scrittori del Novecento. Pur tenendo conto delle letture talora dissonanti e delle molteplici proposte ermeneutiche spesso disperatamente confliggenti, il volume prende in esame la dimensione del sacro e del religioso presenti nelle enigmatiche narrazioni e nelle testimonianze diaristiche ed epistolari dell'autore della "Metamorfosi" e del "Castello". Un'analisi che, lontana da qualsiasi tentativo apologetico o confessionale, intende l'opera di Kafka come un momento decisivo per la comprensione della religione dei moderni nel tempo del nichilismo.

Franz Kafka e il dominio degli Arconti

di Antonio D'Alonzo

Kafka è stato insieme a Nietzsche l'autore più analizzato e dissezionato nel Novecento dalla critica letteraria e dalla kulturkritik. Massimo cantore di situazioni angoscianti e claustrofobiche, Kafka ha, in tutti i suoi scritti, evocato l'oscura presenza di un potere contro-spirituale e perverso, al cui servizio si schierano intransigenti funzionari ed ottusi servitori. Così come lo scrittore praghese ha propugnato l'idea di una gnosi negativa, fondata solamente sulla pars destruens e sullo smacco spirituale. É sufficiente questo quindi per classificare Kafka nella sfuggente categoria dello gnosticismo letterario? Questo saggio ne è una testimonianza convinta.

Gli artigli delle sirene. Saggio su Kafka

di Barbara Di Noi

Come l'uomo dall'ombra troppo lunga, come il cittadino di un altro mondo, che però sente ancora fortissimo il legame con questo mondo, Kafka cristallizza la scissione, già espressa nel "Silenzio delle sirene" (1917), tra la tentazione di svuotarsi d'ogni memoria e l'esigenza, di segno contrario, del radicale controllo di se stesso. Il discorso risulta giocato secondo una serie di irrisolvibili antinomie: vedere/non vedere, immagine/suono, etc. Kafka mette in scena il fondamentale paradosso del viaggiatore che, giunto nel luogo in cui il fragore è più forte, continua a domandare e a voler sapere come fosse quel luogo prima del suo arrivo. E ciò sullo sfondo di una sospensione infinita la quale evidenzia, come gran parte della critica ha sottolineato, l'implicazione che stringe in un unico nodo scrittura e problema gnoseologico.

K.

di Roberto Calasso

Di che cosa parlano le storie di Kafka? Sono sogni? Sono allegorie? Sono simboli? Sono cose che succedono ogni giorno? Non si può dire che le innumerevoli risposte si siano rivelate, alla fine, del tutto soddisfacenti. Questo libro segue un'altra via: non già dissipare il mistero, ma lasciare che venga illuminato dalla sua stessa luce. Kafka scrisse tre romanzi incompiuti, non soltanto perché mancavano ancora alcuni episodi. Piuttosto, era come se fossero stati concepiti per prolungarsi indefinitamente, anche oltre il loro autore. Capire quei romanzi implica ripercorrerli e proseguirli. E implica anche mescolarsi al corso, al movimento, alla fisiologia di quelle storie. Sino al punto di trovarsi in un mondo costituito quasi solo dai suoi scritti.

Kafka e la cabbalà

di Karl E. Grözinger

Questo libro presenta in una nuova prospettiva il pensiero e l'opera di Franz Kafka, fornendo sorprendenti risposte alla domanda se egli sia stato uno scrittore religioso. Karl E. Grözinger, uno dei maggiori conoscitori del mondo ebraico dell'Europa orientale, dimostra in maniera decisiva che Il processo, dal punto di vista sia biografico che tematico, ha le sue radici nel pensiero della Cabbalà. Ciò che in Gershom Scholem era ancora soltanto una geniale ipotesi viene dimostrato da Grözinger sulla scorta di quegli aspetti della mistica cabbalistica propri dell'Europa orientale e che, al tempo di Kafka, erano ancora operanti nella vita quotidiana e nei riti degli ebrei ashkenaziti di Praga.

Kafka. Pro e contro. I documenti del processo

di Günther Anders

Fin dal primo nucleo di questo libro, la conferenza Teologia senza Dio che Anders tenne da esule a Parigi nel 1934, la maggiore preoccupazione dell'autore è di mettere in guardia davanti al fenomeno Kafka, presentendo che questi (sconosciuto a tutti i convenuti, tranne Walter Benjamin e Hannah Arendt) era destinato a divenire uno dei paradigmi della letteratura e dell'immaginario del Novecento, e che quindi sarebbe ben presto sfuggito alla ridotta gittata delle armi tradizionali della critica letteraria. E in effetti, già alla sua uscita nel 1951, Kafka. Pro e contro appare come un atto di lesa maestà, e lo stesso Max Brod, responsabile materiale della trasmissione ai posteri di buona parte dell'opera kafkiana, lo critica aspramente, provocando una polemica che qui per la prima volta è accessibile al lettore italiano. Anders è consapevole dell'incriticabilità del suo obiettivo: «Già Kierkegaard ha formulato in modo definitivo che la domanda: "Cosa è inderogabile in uno scrittore?" sembra essere scorretta, contro la pienezza del talento o della genialità. Ebbene appare scorretta perché è seria. Nel mio saggio, mi sono addossato l'onta di questa scorrettezza...»

Processi. Su Franz Kafka

di Elias Canetti

Le lettere di Kafka a Felice Bauer raccontano qualcosa di più di un’impossibile storia d’amore: Elias Canetti se ne rese conto nel 1967 leggendone una selezione sulla «Neue Rundschau», e immediatamente si accordò con l’editore della rivista per pubblicare un saggio sull’argomento. Fu l’inizio di un corpo a corpo, dove l’interpretazione chiamava in causa la vita dell’autore – la sua persona fisica, la magrezza, l’ipocondria, l’ossessione per la notte e il silenzio – e insieme quella dell’interprete. L’esito di tale scontro fu L’altro processo, che irritò per la spregiudicatezza con la quale Canetti riconduceva l’opera di Kafka (e la più ermeticamente sigillata, Il processo) alla sua biografia (la rottura del fidanzamento con Felice) - proprio lui che aveva sempre lottato perché quell’opera venisse presa alla lettera. Grazie agli appunti preparatori, molti dei quali inediti, qui raccolti insieme ad altri saggi e conferenze su Kafka, possiamo immergerci per la prima volta in quel «processo» di avvicinamento, fatto di violenze, fughe e sottomissioni, quasi ci trovassimo di fronte alla descrizione di una battaglia sovrapposta a una confessione cifrata. «Non credo che vi siano persone la cui condizione interiore sia simile alla mia, o almeno posso immaginarmi tali persone, ma che attorno alle loro teste voli continuamente il corvo segreto come attorno alla mia, questo non riesco neppure a immaginarlo» annotò una volta Kafka nei suoi Diari. Oggi, leggendo finalmente nella loro totalità queste pagine, possiamo dire che si sbagliava.

Castelli di carta. Kafka e la filosofia della burocrazia

di Gianluca Cuozzo

La burocrazia sconcerta non perché semplicemente aliena, bensì in quanto “aumenta” la realtà con cui interagiamo. A livello percettivo facciamo un salto di quantità e di qualità rispetto al mondo che ci circonda: la classe di oggetti che ci offre l’apparato amministrativo dilata il nostro orizzonte di esperienza, ponendoci a contatto con entità che non dovrebbero esistere. Ed è così che un certificato può far sì che noi – presenti in carne e ossa davanti a un funzionario – non esistiamo; o che i morti, anziché starsene in pace, abbiano ancora dei doveri di cui render conto, perpetuandosi nell’aldiquà, al nostro fianco, come affaccendatissime esistenze protocollari. Questa situazione paradossale è stata colta con maestria da Franz Kafka attraverso acute analisi sociologiche travestite da enigmi letterari. Ma, per comprendere appieno il suo pensiero, occorre contestualizzarlo nell’ambito di un’articolata discussione su norma, violenza, apparato militare e stato d’eccezione. Ambito in cui teologia e diritto ammiccano l’un l’altra vicendevolmente e, in una spaesante promiscuità, s’intersecano e si confondono.

«Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno» ovvero, guardando Kafka

di Philip Roth

È l'estate del 1923 quando in due stanze in un sobborgo di Berlino una nuova coppia dà inizio al suo futuro comune. Lei si chiama Dora Dymant, lui Franz Kafka, e quello è l'ultimo anno della sua vita. Prima di allora ci sono state altre due brave ragazze ebree nella vita di Kafka, Felice e Julie, poi la passionale, anticonformista Milena. Ma lui è già "sposato con l'angoscia a Praga" e un altro matrimonio non ci sta. È solo con la giovane Dora che Kafka, avvicinandosi alla fine, riesce a svincolarsi dalla città nativa e a pensarsi, seppur per poco, libero di amare. E se fosse sopravvissuto alla tubercolosi che lo condusse a morte precoce? Se addirittura fosse scampato all'olocausto che si prese tutte le sue sorelle, rifugiandosi all'estero, magari in America, magari in un'accogliente comunità ebraica? Cosa sarebbe accaduto se il cantore di ogni forma di assoggettamento, vincolo, coercizione fosse riuscito a sfuggire? Quali inediti appagamenti il Nuovo Mondo delle mille possibilità avrebbe potuto riservargli? Philip Roth immagina per noi lo scenario e, incrociando quell'orizzonte letterario e umano al proprio, dà vita a una piccola gemma di lucidità critica e insieme di spassoso estro narrativo.

Religione e umorismo nella vita e nell'opera di Franz Kafka

di Felix Weltsch

Questo resoconto, rimasto finora inedito in Italia, rappresenta “l’anello mancante” nell’infinita e complessa serie di contributi su Franz Kafka. In un affascinante intreccio di vita e letteratura, Felix Weltsch entra nel mondo dell’amico scrittore con amore e rispetto, offrendoci una preziosa guida per orientarci nell’universo kafkiano attraverso la religione e l’umorismo, due elementi apparentemente in contrasto che diventano la chiave di lettura dell’assurdo e angosciante immaginario dell’autore de La metamorfosi. È infatti la fede, “senza la quale non si può vivere”, che spinge Kafka a superare le incertezze della vita, mentre è l’umorismo a creare quello sguardo “dall’alto” capace di allontanare le sue e le altrui sofferenze.

 

 
 
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Realizzato e pubblicato dalla Fondazione Centro Studi Campostrini, giugno 2024.