Ugo di San Vittore
Nato in Sassonia verso il 1096, Ugo di San Vittore ebbe la sua prima formazione presso i Canonici regolari di San Pancrazio ad Hamersleben, che in terra di Sassonia erano seguaci della Riforma gregoriana, e con i quali rimase sempre in rapporto di amicizia. Entrato molto giovane nell’abbazia di San Vittore a Parigi, dopo il 1115, già nel 1127 vi esercitava un’intensa attività di docenza, tanto da essere considerato il fondatore della “Scuola di San Vittore”: Riccardo, Acardo e Andrea di San Vittore svilupparono ciascuno un aspetto particolare del suo pensiero.
Risale a quell’epoca una delle sue opere più celebri, il Didascalicon, scritto verso il 1130, un’opera enciclopedica che tratta dall’arte del “leggere”, cioè di apprendere e di insegnare. Vi si può vedere il programma di studi svolti a San Vittore e dei corsi tenuti dal maestro. I discepoli del trivium e del quadrivium che vi sono descritti dovevano mirare a contribuire alla restaurazione dell’immagine di Dio nell’uomo, riordinandone la vita al vero e al bene. Programma scolastico, il Didascalicon è perciò anche un direttorio spirituale. Compilato intorno allo stesso periodo, il De institutione novitiorum regola la disciplina del gesto e quella della parola: un manuale di galateo claustrale che esercitò una notevole influenza sulla successiva letteratura normativa.
L’opera di Ugo è estremamente legata alle sue attività di docente, sia che si tratti di appunti di lezioni poi rielaborate, o di discorsi e di incontri spirituali svolti oralmente e successivamente messi per iscritto. L’opera riflette anche l’organizzazione delle discipline del sapere e della scienza sacra fondata sulla dottrina dei tre significati scritturistici: la storia, l’allegoria e la tropologia e l’anagogia. Una lettura in varie opere in cui affiora l’esperienza spirituale (De arrha animae, Omelie sull’Ecclesiaste).
Ma l’opera più impegnativa è il De sacramentis Christianae fidei, una nelle ultime sue opere (Ugo muore nel 1141), anch’essa a carattere enciclopedico: vi è elaborato con originalità un vasto materiale, organizzato attorno ai misteri (sacramenta) della fede secondo due concetti chiave: quello della creazione e quello della restaurazione. L’incarnazione diventa così l’evento capitale della storia, e tutta “la scienza circa Dio” è nel Cristo. […].
Personalità discreta e attraente, Ugo godette della stima di molti suoi contemporanei (tra i quali san Bernardo) e mantenne una fitta corrispondenza con essi. I suoi studenti furono probabilmente messi subito in guardia da lui contro la seduzione delle tesi di Abelardo e di quelle sul puro amore, o contro i “dottori in allegoria” e le loro speculazioni prive di fondamenti storici. In altri termini, nel clima di profondo rinnovamento che è di questo tempo e nella Parigi dove si confrontano tesi contrastanti Ugo cerca una soluzione equilibrata che sia insieme tradizionale e nuova. Assume da Boezio lo schema aristotelico di un sapere quadripartito (teoria, pratica, meccanica, logica) ma nel quadro di un fondamentale agostinismo, in cui il sapere umano si integra con l’ispirazione divina: la ricerca intellettuale è necessaria quanto l’amore mistico.
Dizionario enciclopedico del medioevo, edizione it. a cura di Claudio Leonardi, Città Nuova, Roma, 1999, pag. 1973-1974.